sabato 1 luglio 2023

Arte e civiltà della Sicilia antica

Biagio PACE, 

Arte e civiltà della Sicilia antica


Il volume si inizia con un « Intermezzo » in cui si mette in risalto la partecipazione della Sicilia alla cultura greca e romana, e si rileva l'apporto originale dello spirito indigeno. Segue la trattazione del pensiero scientifico , e cioè degli studi geografici ( speciale interesse hanno le rappresentazioni cartografiche dell'isola , tra le quali si comprende anche l'immagine della Sicilia nel Virgilio Vaticano 3225) , della storiografia, della filosofia, della matematica, delle indagini naturalistiche, della legislazione. Alla storia del pensiero scientifico fa seguito quella della poesia . Per quanto concerne i contatti con l'archeologia , sono presi in considerazione la Tabula Iliaca Capitolina, alcune rappresentazioni vascolari , e il carro di Perugia con Ercole e Cicno, monumenti ispirati a composizioni di Stesicoro . Con riserva sono riferiti alle commedie di Epicarmo le rappresentazioni vascolari di Ercole e Busiride (Museo di Vienna) , di Ercole alla pesca (Hope Collection) , del doppio Palladio (Museo di Leningrado) . Verisimile è ritenuta l'identificazione dello Pseudoseneca con Epicarmo (anche per l'abbinamento con Menandro nell'erma di Villa Albani) . Sulla vita teatrale, oltre le rappresentazioni vascolari, offrono una documentazione le maschere fittili di Lipara, di Centuripe, e di Siracusa. Con Teocrito sono messi in relazione il rilievo di Polifemo innamorato di Villa Albani ed altri rilievi ellenistici, non solo per alcuni contatti di soggetto , ma sopratutto per il medesimo spirito che li anima. Successivamente vengono esaminate le testimonianze della musica. Nella terza parte del volume è trattata la vita religiosa . In un primo capitolo sono studiati i culti di origine preellenica, nei quali dominano due elementi, agrario e ctonio ; è primo per importanza il culto di Demetra e Core (assimilazioni di divinità indigene) , che è diffusissimo in tutta l'isola, e in particolare ad Enna e a Selinunte (santuario della Malophoros) . A divinità pregreche riconducono anche i culti delle Ninfe, di Anna e delle Paides (venerate in un santuario rupestre di Buscemi) , e delle Meteres. Divinità indigene che conservarono il nome originario sono Adrano e i Palici. Pediokrates è probabilmente una trasformazione greca di un nome indigeno. Vengono quindi esaminati i culti importati dai coloni greci . Riguardo al difficile problema dell'identificazione dei templi di Agrigento, l'autore ritiene probabile assegnare ad Ercole il tempio comunemente detto tale, ai Dioscuri il tempio detto della Concordia, a Posidone quello detto di Era, ad Efesto quello detto di Vulcano. Vengono anche prospettate alcune identificazioni dei templi di Selinunte : il temenos dei templi C e D ad Apollo , Artemide, Atena, il tempio G a Zeus, il tempio E ad Era. L'A. ritiene limitata l'influenza della religione punica. Il più importante culto locale è quello di Afrodite Ericina ( la pianta del tempio di questa dea a Roma è messa in rapporto con quella del tempio di Erice) ; a Mozia la deposizione di scheletri di animali e neonati  (la divinità qui venerata è Tanit) ; a Palermo Ercole è probabilmente un travestimento di Melqart, ed il nome stesso della città deve essere una traduzione fonetica fatta dai greci di un nome punico iniziante con Baal. Dopo i culti sono esaminati gli usi sepolcrali e le concezioni dell'oltretomba che da essi si possono dedurre. Infine, in Appendice, sono enumerate le memorie dei doni inviati dalle città della Sicilia ai santuari della Grecia.