domenica 30 gennaio 2011
lunedì 24 gennaio 2011
Il culto di Asclepio nell'area mediterranea.
Il culto di Asclepio nell'area mediterranea.
Gangemi Editore, 2010.
Gangemi Editore, 2010.
Il volume raccoglie gli Atti del Convegno Internazionale tenutosi ad Agrigento il 20-22 novembre 2005 sul tema "Il culto di Asclepio nell'area mediterranea", nel quale il fenomeno religioso è stato esaminato, da studiosi italiani e stranieri, nell'ambito di un progetto scientifico che ha coniugato competenze storico-archeologiche e storico-religiose. Il complesso quadro dello sviluppo e della diffusione del culto di Asclepio nel Mediterraneo, la cui consistenza rappresenta un unicum nel panorama religioso greco-romano, è stato analizzato in tutti gli aspetti salienti nel più ampio contesto di analoghi fenomeni religiosi presenti nell'area mediterranea. Nel campo storico-archeologico gli studiosi hanno illustrato i molteplici aspetti del culto di Asclepio nella Grecia continentale, nell'Egeo, nell'Asia Minore, nell'ambiente italico, nel Nord Africa e nella Sicilia, con tutti i problemi aperti di ordine topografico, architettonico, iconografico e cronologico, nonché rituali in connessione con le fonti letterarie ed epigrafiche. Nel campo storico religioso gli studiosi hanno rivolto la loro attenzione alla trattazione delle fonti di particolare significato, degli aspetti iatromantici del culto nel vicino Oriente e in Egitto, e di temi che coinvolgono astrologia, magia e medicina sul piano letterario, filologico e della cultura materiale, sino ai confini del culto tra paganesimo e cristianesimo.
martedì 4 gennaio 2011
Riscoperta la lingua di Giasone
Corriere della Sera 4.1.11
Riscoperta la lingua di Giasone
di Eva Cantarella
La lingua degli Argonauti. Esisterebbe ancora, e sarebbe il dialetto romeyka parlato da una piccola comunità del nord-est della Turchia, in quella che durante l’antica Grecia era la colonia di Pontus. Questa scarna notizia battuta ieri dalle agenzie di stampa evoca immagini fantastiche, che appartengono al patrimonio mitologico che la Grecia ci ha lasciato. Gli Argonauti sono i compagni d’avventura di Giasone (nella foto, scolpito da Thorvaldsen nel 1803), che sulla nave «Argo» partirono alla volta della Colchide per riportare in Grecia il vello d’oro. Discendente di Eolo, dio dei venti, Giasone era figlio di Esone, re della città di Iolco. A compiere l’impresa che gli avrebbe dato gloria eterna era stato costretto: mentre si trovava sul monte Pelio, per essere educato dal centauro Chirone, il regno di suo padre Esone era stato usurpato dal fratellastro Pelia. Ma un giorno Giasone, ormai adulto, torna a Iolco, e l’usurpatore Pelia escogita un piano per sbarazzarsi di lui: gli cederà il trono se riuscirà a riportare in Grecia il vello del prodigioso montone che tempo addietro, dopo essere volato fino alla lontana Colchide, era finito nelle mani del re Aete, figlio del Sole e padre di Medea. L’impresa che Giasone avrebbe dovuto compiere era impossibile. Ma Medea si innamorò di lui, ed essendo maga lo aiutò a uccidere il drago e a recuperare il vello d’oro. Oggi Giasone torna alla ribalta perché il greco da lui parlato sopravvivrebbe in una delle zone dove (quanti millenni or sono?) sarebbe passato l’equipaggio della nave Argo. Anche se, quanto meno a una prima impressione, par di capire che si tratti di un greco più simile a quello della koinè — la lingua parlata in Asia minore a partire del IV secolo a. C. — la notizia regala un’emozione a chiunque ami la Grecia e i suoi miti. Ovviamente, a questo punto la parola passa ai linguisti.
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