domenica 27 luglio 2014

Culti greci e sapone alla Crypta Balbi scoperti un tempio e un'antica lavanderia

Culti greci e sapone alla Crypta Balbi scoperti un tempio e un'antica lavanderia
SARA GRATTOGGI
LA REPUBBLICA 20 luglio 2014
LE VASCHE di cocciopesto e l'altare ad arco raccontano il passato dei due nuovi ambienti scoperti nel complesso della Crypta Balbi. Un'antica lavanderia (fullonica), attiva nel II secolo d. C., e un sacello dedicato al culto di divinità greche e orientali, in uso fra il II e il III secolo d. C.. Due nuovi spazi scavati fra il 2013 e l'aprile scorso dalla Soprintendenza per i Beni archeologici di Roma, che da oggi ampliano il percorso archeologico nel quartiere antico, un isolato nel Campo Marzio meridionale, nato dopo l'incendio dell'80 d. C. a est del portico della Crypta Balbi, ma brulicante di vita e attività commerciali fino ai primi anni del VII secolo d. C..
A illustrare le nuove scoperte è la direttrice del museo, Laura Vendittelli: «Siamo nella fase più antica, contestuale alla costruzione degli edifici nel quartiere. E, in effetti, la fullonica è l'unico indizio di attività artigianale del quartiere in età imperiale giunto fino a noi». Lungo il nuovo percorso, pavimentato in opus spicatum, nel primo degli ambienti riportati alla luce sono visibili i resti del piccolo impianto di fullonica, costituita da una serie di vaschette di cocciopesto, con un catino all'interno, separate da muretti. Lungo uno dei lati è stato identificato anche il canale di scolo dell'acqua, mentre altre due vasche foderate di cocciopesto contenevano l'acqua per il lavaggio. Sopra l'ambiente della fullonica, invece, una grande sala presentava un pavimento riscaldato, di cui rimangono le suspensurae. «Possiamo ancora immaginare gli operai che prendevano l'acqua dalle vasche e pestavano i panni nel catino » suggerisce Vendittelli. Ma non solo. «Non possiamo non mettere in congiunzione la fullonica con la vicina latrina, visto che per smacchiare i panni all'epoca si usava l'urina». «A dire la verità prosegue la direttrice - la fullonica rimase in uso solo pochi decenni: alla fine del II secolo già non funzionava più, anche se l'ambiente, come tutti gli altri, fu frequentato fino alla fine del VI secolo-primi anni del VII quando le volte crollarono o furono distrutte ».
Accanto alla fullonica, è stato rinvenuto un altro ambiente identificabile con un sacello, e cioè una sorta di "tempietto", in uso nel II-III secolo, dedicato a varie divinità di tradizione greca e orientale, come Artemide, Meleagro, Afrodite di Afrodisia, Iside e Dioniso, di cui sono state ritrovate le immagini scultoree. Le statuette delle divinità, ora esposte nel museo, erano poste su un altarebancone strutturato ad arco con un piano laterizio. Mentre nella zona anteriore dell'area si legge ancora, nel pavimento, la traccia di un podio quadrangolare. Su una parete, inoltre, ci scorgono i segni di una nicchia intonacata, che accoglieva una delle immagini di culto. «Abbiamo rinvenuto - sottolinea Vendittelli - anche i resti di un cratere invetriato, riferibile al culto del sacello». Che sarebbe precedente al mitreo (poi trasformato in stalla) già rinvenuto nell'antico quartiere nel 2001.
Come l'ambiente della fullonica, anche il sacello, una volta in disuso, rimase frequentato anche nel corso del V e del VI secolo. A quest'ultima fase appartiene la sistemazione dei capitelli e di un frammento di travertino a terra, usati come piani d'appoggio vicino a focolari, di cui ancora si vedono le tracce annerite sui muri. «Probabilmente venivano usati per cucinare, forse dagli operai della vicina fucina metallurgica che sorse qui nel VI secolo» ipotizza la direttrice. Sono state trovate, infatti, ossa di animali e frammenti di vasellame da cucina e da dispensa.
Gli scavi hanno restituito anche un'ultima curiosità: una statuetta di erote dormiente su un leone databile al XVII secolo, ritrovata nell'interro sotto il pavimento di una delle cantine degli edifici seicenteschi che occupavano l'area della Crypta.