Viaggio tra i misteri del grandioso edificio costruito dai Greci con le pietre del Plemmirio
Laura Valvo
LA SICILIA Martedì 01 Luglio 2014 Siracusa
Il monumento - dice l'archeologa Mariella Musumeci - rappresenta varie fasi storiche trasformato in chiesa cristiana, moschea, chiesa normanna e caserma
Il Tempio greco lapideo più antico di tutto l'Occidente greco si trova a Siracusa. E precisamente all'ingresso dell'isolotto di Ortigia, prima tappa dei coloni che qui giunsero da Corinto per fondare la città.
E che qui realizzarono un grande edificio templare i cui resti sono tuttora visibili in largo XXV Luglio, tra via dell'Apollonion e l'Antico mercato.
Il Tempio di Apollo ha aperto i suoi scrigni più segreti per un viaggio alla scoperta dei suoi tesori architettonici e del suo mito, tuttora ammantato da misteri legati alle divinità a cui l'edificio venne intitolato. Un viaggio voluto dall'associazione culturale Nuova Acropoli che da ormai 7 anni ha adottato il Tempio di Apollo grazie alla virtuosa sinergia con la soprintendenzA che permette, ogni mese, di ripulire l'area sacra e restituirla nella sua veste più dignitosa alla città.
Il Tempio di Apollo ha aperto i suoi scrigni più segreti per un viaggio alla scoperta dei suoi tesori architettonici e del suo mito, tuttora ammantato da misteri legati alle divinità a cui l'edificio venne intitolato. Un viaggio voluto dall'associazione culturale Nuova Acropoli che da ormai 7 anni ha adottato il Tempio di Apollo grazie alla virtuosa sinergia con la soprintendenzA che permette, ogni mese, di ripulire l'area sacra e restituirla nella sua veste più dignitosa alla città.
Ed è stato proprio all'interno dell'area archeologica che si è svolto un convegno sul monumento, la sua storia e i suoi misteri. Dopo i saluti della responsabile aretusea di Nuova Acropoli, Elga Daniele, la parola è passata a Lucia Sinnona, docente dell'associazione culturale la quale ha accompagnato il pubblico seduto nell'area sacra, trasformata per una sera in un grande palco a cielo aperto, alla scoperta dell'edificio templare. La docente si è soffermata sul mistero della divinità a cui era dedicato il Tempio: Artemide secondo un passo di Cicerone che ha fatto sì che fino alla fine dell'Ottocento persino le guide turistiche indicassero il tempio di Largo XXV Luglio intitolato alla dea della caccia. Dedica poi chiarita dall'iscrizione rivenuta su un gradino dell'edificio che fuga ogni dubbio poiché chiaramente identifica nel dio Apollo il titolare del monumento.
«Le due divinità - ha detto Lucia Sinnona - sono legate da vincoli di fratellanza essendo i gemelli nati a Leto dall'amore tra il dio Zeus e la ninfa perseguitata poi da Era. Il loro culto è testimoniato nell'antica Grecia e a Siracusa in particolare. Simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre, della razionalità come è tipica appunto la filosofia apollinea».
Sulla storia, le tecniche edilizie e le vicissitudini del Tempio si è invece soffermata Isabella Di Bartolo, giornalista e archeologa, che ha intrecciato le varie fasi dell'edificio (trasformato nei secoli in chiesa cristiana, moschea araba, chiesa normanna, caserma spagnola e abitazioni private) con quelle degli storici che menzionarono l'edificio e degli scavi archeologici che lo riportarono alla luce. Tra epigrafi dedicatorie e misteri edilizia, Isabella Di Bartolo ha svelato il volto nascosto di un Tempio ancora oggi oggetto di studio come ha confermato la Mariella Musumeci, responsabile della sezione Beni archeologici della soprintendenzA la quale ha sottolineato la valenza di iniziative culturali come questa che ha avuto il merito di riaccendere i riflettori su un luogo simbolo della grande storia di Siracusa e dei secoli che l'hanno attraversata.
Il convegno è stata dunque un'occasione per riaccendere i riflettori sull'edificio templare e il suo valore non solo storico. Il Tempio di Apollo, infatti, è l'emblema del passaggio dei secoli e della storia di Siracusa. Da edificio di culto pagano a chiesa cristiana e poi, ancora, a moschea araba come testimonia un'iscrizione leggibile parzialmente sul muro meridionale della cella. E ancora a chiesa normanna come mostra oggi il portale sullo stesso muro; il tempio divenne anche una caserma spagnola nel 1562 e venne parzialmente occupato da abitazioni private. Nel 1664, infine, l'ultima trasformazione nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
«E' stato poi con l'avvento di una nuova sensibilità culturale - ha evidenziato Isabella Di Bartolo - dovuta all'interesse per il patrimonio archeologico da parte di uomini come Francesco Saverio Cavallari e i viaggiatori del Settecento prima e poi, a partire dal 1905, gli scavi e la passione profusi dagli archeologi Paolo Orsi, Giuseppe Cultrera e infine Giuseppe Voza, che il tempio è stato salvato dal degrado e liberato dalle varie strutture che lo avevano deturpato e, purtroppo, grandemente distrutto». L'edificio merita oggi nuove indagini di scavo e tutela. «Il Tempio di Apollo è un unicum architettonico - ha osservato Mariella Musumeci - e certo meriterebbe maggiore attenzione non solo volta alla sua fruizione che oggi è garantita grazie all'impegno dei volontari di Nuova Acropoli che dedicano il loro impegno alla pulizia e alla cura del monumento. Servirebbero nuove azioni di tutela e, certo, di restauro che speriamo di poter avviare presto».
La conclusione dell'incontro è stata occasione di riflessione sulla necessita' di una maggiore conoscenza dell'edificio e sulla sua tutela.