Selinunte. Tempio nascosto sotto il Tempio
Clemente Marconi
Il sole 24 ore – Domenica 15/7/2012
Gli scavi nell'edificio R di Selinunte hanno portato in luce un sito religioso sottostante più antico con molti oggetti votivi: statue, vasi dipinti, monili e persino un flauto
Nel 2006 l'Institute of Fine Arts della New York University ha intrapreso, sotto la mia direzione e in collaborazione prima con la Soprintendenza beni culturali e artistici di Trapani e ora con il Parco archeologico di Selinunte, una missione di ricerca topografica, architettonica e archeologica nel settore meridionale del grande santuario urbano di Selinunte, l'area di culto più importante della colonia megarese, fondata secondo le fonti verso la metà o il terzo quarto del settimo secolo a.C. Questo settore meridionale del santuario è dominato dalla mole del Tempio C, il grande tempio di Apollo il cui colonnato nord fu parzialmente risollevato negli anni Venti su espressa richiesta di Benito Mussolini. Subito a sud del Tempio C sono i resti, rispettivamente, di uno dei più recenti (Tempio B), e uno dei più antichi (Tempio R) templi di questo eccezionale sito archeologico della Sicilia occidentale. I primi anni delle nostre ricerche si sono concentrati sul Tempio B, un tempio prostilo tetrastilo su podio databile al 300 a.C., anni in cui Selinunte era sotto il controllo di Cartagine. Il Tempio B, una pietra miliare nella storia della riscoperta moderna della policromia dell'architettura greca, è uno dei principali esempi di edilizia sacra in Sicilia in età ellenistica, e solleva questioni importanti per un'epoca come la nostra, interessata ai problemi dell'identità culturale e del suo riflesso nell'architettura e nelle pratiche rituali: si tratta infatti di un edificio di culto di carattere schiettamente greco, costruito però in una città di frontiera caratterizzata da una popolazione mista greca e punica, quale Selinunte tra IV e III secolo. Non meno significativi sono i quesiti sollevati dal secondo edificio nella nostra area di indagine, quel Tempio R noto altresì come Megaron (un termine usato al principio del Novecento che alludeva alla forma molto arcaica della pianta, priva di peri-stasi, e con semplice cella e adyton, considerata un retaggio dell'architettura dell'Età del Bronzo). Scavato negli anni Settanta dell'Ottocento e poi negli anni Venti del Novecento, presentato in tutti i manuali di architettura greca tra gli esempi più antichi di costruzioni templari, oggetto fino ad anni recentissimi di studi nell'ambito di un progetto di ricerca sull'urbanistica punica di Selinunte, il Tempio R custodiva fino a poche settimane fa un segreto fin qui sfuggito a generazioni di studiosi: l'essere interamente sigillato, all'interno della cella, nei suoi livelli di età arcaica e classica, da uno spesso riempimento alto più di un metro, databile al 300 a.C., e accuratamente composto di livelli susseguentisi di tegole, terra e anfore da trasporto. Questo riempimento è risultato contenere altri materiali per sé molto significativi, come i frammenti di una lekythos attica a fondo bianco (circa 480 a.C.) confrontabile in stile con analoghe opere del pittore Douris, o i frammenti delle terrecotte architettoniche policrome del Tempio Cedi altri edifici arcaici dell'Acropoli. Il significato principale del riempimento però, come accennato, è stato quello di avere integralmente sigillato i livelli arcaici e classici del Tempio R, fin qui mai indagati: a circa duecento anni dall'inizio delle ricerche archeologiche a Selinunte, uno dei templi più antichi e importanti risulta quindi ancora pressoché intatto nelle sue fasi di vita più significative. Perfettamente conservato è anzitutto il piano pavimentale del V secolo, con abbondanti tracce di incendio e devastazione, e nel quale si sono rinvenute punte di frecce, meglio riferibili alla presa cartaginese della città nel 409 a.C. Ancor meglio leggibile è il piano pavimentale di età arcaica: questo includeva, accuratamente incastrata nel pavimento all'interno della cella, una statuetta in terracotta della dea del tempio (più probabilmente Demetra), con basso polos e ampio mantello, databile con precisione agli anni intorno al 570 a.C. Contro i muri est e sud dell'edificio, all'interno della cella, si sono poi rinvenute numerose offerte votive, disturbate in minima parte in occasione della messa in opera del nuovo pavimento di età classica: queste includono un numero significativo di vasi con funzione rituale, ceramica importata e terrecotte figurate, armi in ferro e in bronzo, ed elementi di ornamento personale, come braccialetti e vaghi di collana o un pendente configurato a torello in fayence di produzione egizia o fenicia. Particolarmente significativo, tra queste offerte votive, un flauto in osso, ben conservato per due terzi della lunghezza originaria, e deposto attorno al 570 a.C. assieme a un piccolo vaso corinzio. La dedica del flauto fa chiaramente riferimento a performances musicali e danze collegate al culto della dea, raffigurate su una serie di vasi corinzi dedicati nell'area del Tempio Re rinvenuti nei nostri scavi degli anni precedenti. Al tempo stesso, questo flauto non può non richiamare alla mente Teleste, poeta di ditirambi originario di Selinunte, attivo verso il 400 a.C. e vincitore ad Atene nel 402-401: addirittura Alessandro Magno amava portarne con sé, in battaglia, le poesie. A Teleste (citato da Ateneo) risale appunto una delle celebrazioni più interessanti del suono del flauto nella letteratura antica, «arte saggia», «soffio nebuloso della sacra dea - Atena - spinto dall'agilità delle splendide mani, rapide come le ali». Di fondamentale importanza, dal punto di vista archeologico, è stato il rinvenimento, sotto la preparazione del pavimento del tempio del 570, dei resti di un tempio più antico di grandi dimensioni, del quale si erano già identificati parte dei muri e del pavimento nelle campagne precedenti: quest'estate, in particolare, sono stati messi in luce due fori di palo di grandi dimensioni, che si possono meglio interpretare come i resti del colonnato centrale. La ceramica rinvenuta in prossimità dei fori di palo data inequivocabilmente al 650-630, inclusa una grande lekythos del Protocorinzio Medio-Tardo con animali pascenti. Questo predecessore del Tempio R risulta allo stato il tempio più antico di Selinunte, e uno dei templi più antichi fin qui scavati in Sicilia. Il proseguire delle ricerche fornirà ulteriori chiarimenti circa le dimensioni e la pianta dell'edificio: si tratta comunque di una scoperta notevole, che dimostra come la definizione delle aree di culto centrali e la costruzione dei templi poliadici fosse uno degli atti eseguiti alla fondazione delle colonie - come ripetutamente sottolineato dalle fonti letterarie antiche - e non piuttosto un fenomeno di una o due generazioni più tardi, come suggerito dalla letteratura più recente.