mercoledì 27 novembre 2013
mercoledì 13 novembre 2013
Dietro gli stucchi, tre nobili in lite Dalla musica all'arte sacra le passioni di don Saccardo Venetkens supera quota80 mila ingressi La bionda Uma Thurman protagonista del calendario Campari 2014 BNL e cinema, Abete: qualità e risultati economici complementari La leggenda dei Nani diventa materia di studio Brojanigo e l'inverno Viaggio nella memoria Un'attrice per la cultura Rom VALORE CRISTIANO Omaggio agli studi dell'arcivescovo Marchetto Dall'Astico al Piave, il futuro scorreva su rotaia Sulle tracce della memoria con le storie dei tanti Caduti INDOMITO CAMUS 11 illustri, il disegno fa squadra Il “tetramorfo” dei 4 evangelisti Un piccolo miracolo Scheggia di luce su 40 opere Onorato s'ispira a Céline "Le rockstar non muoiono mai", il romanzo di Daniele Pasquini Così Ziche scongela vent'anni «Medico e giornalista Ma precaria per scelta» E il paleomito dei veneti rinasce in Turkmenistan
articolo completo al seguente link:
Il Giornale di Vicenza.it - Home - Cultura:
(...)
Suggestiva - ma il mondo accademico è già perplesso - l'ipotesi di remote origini asiatiche dei Paleoveneti. Alcuni elementi arrivano dall' ultima missione diretta da Gabriele Rossi Osmida, archeologo veneziano già cofondatore del Centro Ligabue, nell'oasi di Adji Kui, nel deserto del Turkmenistan a est del Mar Caspio. L'oggetto più indicativo dello scavo autunnale appena concluso - come riferisce Rossi Osmida - è una placca in osso del terzo millennio a.C. decorata con rosette incise, secondo uno stilema ricorrente anche tra i motivi ornamentali della cultura paleoveneta che proverrebbe da un'area caspiana nota come Paflagonia. Nella “Geografia” di Strabone - ricorda Rossi Osmida - si cita Omero che parlava della Paflagonia come terra di origine degli Eneti, forse i Veneti.
(...)
Il Giornale di Vicenza.it - Home - Cultura:
(...)
Suggestiva - ma il mondo accademico è già perplesso - l'ipotesi di remote origini asiatiche dei Paleoveneti. Alcuni elementi arrivano dall' ultima missione diretta da Gabriele Rossi Osmida, archeologo veneziano già cofondatore del Centro Ligabue, nell'oasi di Adji Kui, nel deserto del Turkmenistan a est del Mar Caspio. L'oggetto più indicativo dello scavo autunnale appena concluso - come riferisce Rossi Osmida - è una placca in osso del terzo millennio a.C. decorata con rosette incise, secondo uno stilema ricorrente anche tra i motivi ornamentali della cultura paleoveneta che proverrebbe da un'area caspiana nota come Paflagonia. Nella “Geografia” di Strabone - ricorda Rossi Osmida - si cita Omero che parlava della Paflagonia come terra di origine degli Eneti, forse i Veneti.
(...)
domenica 10 novembre 2013
sabato 9 novembre 2013
Turchia: scoperta Porta Inferno, Cerbero fa la guardia
Turchia: scoperta Porta Inferno, Cerbero fa la guardia - Cultura - ANSAMed.it:
(...)
il ritrovamento all'ingresso della grotta del 'Ploutoniom' di Hierapolis di una statua in marmo di Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei Morti. Accanto a quella di Cerbero - il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato - e' stata scoperta anche la statua in marmo di un enorme serpente, altro animale guardiano per gli antichi greci dell'Oltretomba.
(...)
(...)
il ritrovamento all'ingresso della grotta del 'Ploutoniom' di Hierapolis di una statua in marmo di Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei Morti. Accanto a quella di Cerbero - il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato - e' stata scoperta anche la statua in marmo di un enorme serpente, altro animale guardiano per gli antichi greci dell'Oltretomba.
(...)
giovedì 7 novembre 2013
domenica 3 novembre 2013
E gli archeologi scoprono una tavoletta achea
E gli archeologi scoprono una tavoletta achea
09-10-13, il Tirreno
Una tabella in bronzo con una lunga dedica votiva che contiene il testo più lungo in alfabeto acheo della Magna Grecia è la principale scoperta archeologica fatta nelle campagne di scavi di Kaulonia dai ricercatori dell'università di Pisa e della Scuola Normale che da 15 anni si avvicendano nel sito archeologico situato in provincia di Reggio Calabria dove hanno riportato lentamente alla luce i resti del santuario di Punta Stilo dell'antica colonia greca.
La tabella di bronzo, spiega una nota dell'ateneo pisano, «è infatti risultata essere un documento unico: pur ridotta in minuti frammenti molto corrosi, dopo il restauro eseguito nel 2013 presso il locale Museo di Monasterace e la successiva applicazione di avanzate tecniche d'indagine presso la Normale, ha rivelato un testo greco del V secolo avanti Cristo, su 18 linee, in alfabeto acheo, con le lettere ordinate regolarmente secondo il sistema di scrittura detto stoichedon».
È una lunga dedica votiva, in gran parte metrica, che menziona tra l'altro l'agorà (la piazza pubblica di ogni città greca, cuore della vita politica e commerciale), una statua e un elenco di divinità di grande interesse per la conoscenza dei culti.
Utilizzando anche innovative tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati, come le riprese da drone e le elaborazioni 3D, gli archeologi hanno ricostruito un'immagine pressoché totale del grande complesso magnogreco risalente all'ottavo secolo avanti Cristo.
Le prime hanno permesso di realizzare immagini e filmati ad alta risoluzione utilizzabili sia per la restituzione fotogrammetrica delle emergenze archeologiche, sia per la foto-interpretazione e le letture globali di ampie aree interessate dalle indagini archeologiche, unitamente al contesto generale. Mentre le elaborazioni 3D sono state finalizzate alla ricostruzione e alla modellazione di materiali archeologici e di complessi monumentali, con finalità di ricerca e divulgative. Molte le scoperte che hanno interessato l’area del grande santuario urbano di Kaulonia, con ex voto del VII, VI e V sec. a.C., armi e ceramiche per le azioni rituali, come elmi, scudi, schinieri, spallacci, spade corte, punte di lancia e di freccia, accanto a innumerevoli resti di sacrifici cruenti e di offerte incruente, anche con tracce evidenti di pasti comunitari seguiti dalla deposizione degli strumenti per la macellazione degli animali e per la consumazione delle carni, insieme a quella del vasellame utilizzato durante i vari riti.
Iscriviti a:
Post (Atom)