La proclamazione della libertà
della Grecia ai Giochi Istmici del 196 a.C.
"(I Greci) si erano [...]
seduti per assistere ai giochi, quando un araldo, [...] imposto silenzio [...]
pronuncia queste parole: «il senato romano e il generale Tito Quinzio, dopo
aver vinto il re Filippo e i Macedoni, vogliono che i Corinzi, i Focesi, i
Locresi tutti, l'isola di Eubea, i Magneti, i Tessali, i Perrebi, gli Achei
Ftioti siano liberi, esenti da tributo e autonomi». [...] Udite le parole
dell'araldo [...] si levò un applauso e un clamore tanto forte [...], che diede
il senso del valore che quella folla attribuiva alla libertà. [...]
L'entusiasmo dei Greci non si esaurì subito, ma si rinnovò per giorni [...]:
dunque - dicevano- vi è sulla terra un popolo che, a sue spese e a suo rischio,
combatte per la libertà degli altri, né si adopera solo a vantaggio di popoli
vicini e confinanti, ma attraversa i mari, per impedire che in alcuna parte del
mondo vi sia un dominio ingiusto, per far trionfare dunque il diritto e la
legge!"
Livio, XXXIII, 32-33, I sec.
a.C.- I sec. d.C.