Un viaggio al femminile nelle ceramiche esposte a Vicenza Tra dedizione alla casa, cura dei figli e lavori artigianali
Quando un vaso greco racconta le donne
di Giuseppe Della Fina
VICENZA Intorno al mistero di una figura femminile effigiata su un vaso attribuito al Pittore di Leningrado e databile intorno al 470 a. C. ruota la mostra «Le ore della donna. Storie e immagini nella collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo» allestita a Palazzo Leoni Montanari (sino all´11 aprile 2010: la rassegna è dedicata a Fatima Terzo, che valorizzò questa collezione e che è scomparsa nel maggio scorso). Sul vaso - una hydria, destinata a contenere acqua - è dipinta la bottega di un ceramista: tre artigiani sono al lavoro e la loro bravura è riconosciuta dalla dea Atena e da due Nikai che li incoronano: una raffigurazione rara, interessante, ma negli schemi. Modelli che saltano quando notiamo che, isolata, in disparte, una giovane donna, seduta su uno sgabello di legno, sta lavorando nella stessa officina ed è intenta a dipingere un vaso: con la mano sinistra avvicina a sé un cratere di notevoli dimensioni e con la destra tiene un pennello. Si tratta di una persona libera che indossa un chitone e un himation. Il pittore del vaso è riuscito a rendere bene la concentrazione della fanciulla, l´orgoglio per il lavoro che sta svolgendo e, allo stesso tempo, la naturalezza della sua azione. Nella società greca di epoca classica, la donna svolgeva la sua attività e, in fondo, trascorreva la propria vita prevalentemente all´interno della casa: chi è la figura femminile intenta a lavorare in una bottega artigiana?
Altre donne fuori dagli schemi sono raffigurate su un vaso diverso, ma sempre attico a figure rosse e di poco più recente. Si tratta di un cratere a colonnette dove sono dipinte tre cortigiane: una di loro ha un laccio stretto intorno alla gamba che è stato interpretato come un amuleto contraccettivo. Un´altra ha in mano uno stivaletto che può rappresentare un´allusione erotica. Va rammentato che il vaso in questione, per la sua forma, rinvia al simposio ovvero a un contesto prettamente maschile aperto eventualmente solo alle cortigiane.
Non mancano, nella mostra, nemmeno Amazzoni e Menadi, altre figure con spiccati caratteri d´indipendenza. Nella maggioranza dei vasi è rappresentata una donna più legata agli schemi della società del tempo, ma la curatrice dell´esposizione, Federica Giacobello, ha voluto restituirci una realtà del mondo femminile greco più articolata e contraddittoria di quella che pigramente viene di solito riproposta. E prima di lasciare la mostra, torniamo a osservare la giovane donna intenta a dipingere: vuole dirci qualcosa.
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nota alla foto: Immagini di donne con colombe ritrovate a Micene
Quando un vaso greco racconta le donne
di Giuseppe Della Fina
VICENZA Intorno al mistero di una figura femminile effigiata su un vaso attribuito al Pittore di Leningrado e databile intorno al 470 a. C. ruota la mostra «Le ore della donna. Storie e immagini nella collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo» allestita a Palazzo Leoni Montanari (sino all´11 aprile 2010: la rassegna è dedicata a Fatima Terzo, che valorizzò questa collezione e che è scomparsa nel maggio scorso). Sul vaso - una hydria, destinata a contenere acqua - è dipinta la bottega di un ceramista: tre artigiani sono al lavoro e la loro bravura è riconosciuta dalla dea Atena e da due Nikai che li incoronano: una raffigurazione rara, interessante, ma negli schemi. Modelli che saltano quando notiamo che, isolata, in disparte, una giovane donna, seduta su uno sgabello di legno, sta lavorando nella stessa officina ed è intenta a dipingere un vaso: con la mano sinistra avvicina a sé un cratere di notevoli dimensioni e con la destra tiene un pennello. Si tratta di una persona libera che indossa un chitone e un himation. Il pittore del vaso è riuscito a rendere bene la concentrazione della fanciulla, l´orgoglio per il lavoro che sta svolgendo e, allo stesso tempo, la naturalezza della sua azione. Nella società greca di epoca classica, la donna svolgeva la sua attività e, in fondo, trascorreva la propria vita prevalentemente all´interno della casa: chi è la figura femminile intenta a lavorare in una bottega artigiana?
Altre donne fuori dagli schemi sono raffigurate su un vaso diverso, ma sempre attico a figure rosse e di poco più recente. Si tratta di un cratere a colonnette dove sono dipinte tre cortigiane: una di loro ha un laccio stretto intorno alla gamba che è stato interpretato come un amuleto contraccettivo. Un´altra ha in mano uno stivaletto che può rappresentare un´allusione erotica. Va rammentato che il vaso in questione, per la sua forma, rinvia al simposio ovvero a un contesto prettamente maschile aperto eventualmente solo alle cortigiane.
Non mancano, nella mostra, nemmeno Amazzoni e Menadi, altre figure con spiccati caratteri d´indipendenza. Nella maggioranza dei vasi è rappresentata una donna più legata agli schemi della società del tempo, ma la curatrice dell´esposizione, Federica Giacobello, ha voluto restituirci una realtà del mondo femminile greco più articolata e contraddittoria di quella che pigramente viene di solito riproposta. E prima di lasciare la mostra, torniamo a osservare la giovane donna intenta a dipingere: vuole dirci qualcosa.
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nota alla foto: Immagini di donne con colombe ritrovate a Micene