venerdì 27 dicembre 2013
domenica 8 dicembre 2013
sabato 7 dicembre 2013
mercoledì 4 dicembre 2013
mercoledì 27 novembre 2013
mercoledì 13 novembre 2013
Dietro gli stucchi, tre nobili in lite Dalla musica all'arte sacra le passioni di don Saccardo Venetkens supera quota80 mila ingressi La bionda Uma Thurman protagonista del calendario Campari 2014 BNL e cinema, Abete: qualità e risultati economici complementari La leggenda dei Nani diventa materia di studio Brojanigo e l'inverno Viaggio nella memoria Un'attrice per la cultura Rom VALORE CRISTIANO Omaggio agli studi dell'arcivescovo Marchetto Dall'Astico al Piave, il futuro scorreva su rotaia Sulle tracce della memoria con le storie dei tanti Caduti INDOMITO CAMUS 11 illustri, il disegno fa squadra Il “tetramorfo” dei 4 evangelisti Un piccolo miracolo Scheggia di luce su 40 opere Onorato s'ispira a Céline "Le rockstar non muoiono mai", il romanzo di Daniele Pasquini Così Ziche scongela vent'anni «Medico e giornalista Ma precaria per scelta» E il paleomito dei veneti rinasce in Turkmenistan
articolo completo al seguente link:
Il Giornale di Vicenza.it - Home - Cultura:
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Suggestiva - ma il mondo accademico è già perplesso - l'ipotesi di remote origini asiatiche dei Paleoveneti. Alcuni elementi arrivano dall' ultima missione diretta da Gabriele Rossi Osmida, archeologo veneziano già cofondatore del Centro Ligabue, nell'oasi di Adji Kui, nel deserto del Turkmenistan a est del Mar Caspio. L'oggetto più indicativo dello scavo autunnale appena concluso - come riferisce Rossi Osmida - è una placca in osso del terzo millennio a.C. decorata con rosette incise, secondo uno stilema ricorrente anche tra i motivi ornamentali della cultura paleoveneta che proverrebbe da un'area caspiana nota come Paflagonia. Nella “Geografia” di Strabone - ricorda Rossi Osmida - si cita Omero che parlava della Paflagonia come terra di origine degli Eneti, forse i Veneti.
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Il Giornale di Vicenza.it - Home - Cultura:
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Suggestiva - ma il mondo accademico è già perplesso - l'ipotesi di remote origini asiatiche dei Paleoveneti. Alcuni elementi arrivano dall' ultima missione diretta da Gabriele Rossi Osmida, archeologo veneziano già cofondatore del Centro Ligabue, nell'oasi di Adji Kui, nel deserto del Turkmenistan a est del Mar Caspio. L'oggetto più indicativo dello scavo autunnale appena concluso - come riferisce Rossi Osmida - è una placca in osso del terzo millennio a.C. decorata con rosette incise, secondo uno stilema ricorrente anche tra i motivi ornamentali della cultura paleoveneta che proverrebbe da un'area caspiana nota come Paflagonia. Nella “Geografia” di Strabone - ricorda Rossi Osmida - si cita Omero che parlava della Paflagonia come terra di origine degli Eneti, forse i Veneti.
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domenica 10 novembre 2013
sabato 9 novembre 2013
Turchia: scoperta Porta Inferno, Cerbero fa la guardia
Turchia: scoperta Porta Inferno, Cerbero fa la guardia - Cultura - ANSAMed.it:
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il ritrovamento all'ingresso della grotta del 'Ploutoniom' di Hierapolis di una statua in marmo di Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei Morti. Accanto a quella di Cerbero - il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato - e' stata scoperta anche la statua in marmo di un enorme serpente, altro animale guardiano per gli antichi greci dell'Oltretomba.
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il ritrovamento all'ingresso della grotta del 'Ploutoniom' di Hierapolis di una statua in marmo di Cerbero, il cane a tre teste che la mitologia greca aveva posto a guardia dell'ingresso dell'Ade, il Regno dei Morti. Accanto a quella di Cerbero - il mostro che solo Ercole era riuscito a sottomettere, facendogli mangiare una pagnotta con semi di papavero che lo aveva addormentato - e' stata scoperta anche la statua in marmo di un enorme serpente, altro animale guardiano per gli antichi greci dell'Oltretomba.
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giovedì 7 novembre 2013
domenica 3 novembre 2013
E gli archeologi scoprono una tavoletta achea
E gli archeologi scoprono una tavoletta achea
09-10-13, il Tirreno
Una tabella in bronzo con una lunga dedica votiva che contiene il testo più lungo in alfabeto acheo della Magna Grecia è la principale scoperta archeologica fatta nelle campagne di scavi di Kaulonia dai ricercatori dell'università di Pisa e della Scuola Normale che da 15 anni si avvicendano nel sito archeologico situato in provincia di Reggio Calabria dove hanno riportato lentamente alla luce i resti del santuario di Punta Stilo dell'antica colonia greca.
La tabella di bronzo, spiega una nota dell'ateneo pisano, «è infatti risultata essere un documento unico: pur ridotta in minuti frammenti molto corrosi, dopo il restauro eseguito nel 2013 presso il locale Museo di Monasterace e la successiva applicazione di avanzate tecniche d'indagine presso la Normale, ha rivelato un testo greco del V secolo avanti Cristo, su 18 linee, in alfabeto acheo, con le lettere ordinate regolarmente secondo il sistema di scrittura detto stoichedon».
È una lunga dedica votiva, in gran parte metrica, che menziona tra l'altro l'agorà (la piazza pubblica di ogni città greca, cuore della vita politica e commerciale), una statua e un elenco di divinità di grande interesse per la conoscenza dei culti.
Utilizzando anche innovative tecniche di documentazione e di elaborazione dei dati, come le riprese da drone e le elaborazioni 3D, gli archeologi hanno ricostruito un'immagine pressoché totale del grande complesso magnogreco risalente all'ottavo secolo avanti Cristo.
Le prime hanno permesso di realizzare immagini e filmati ad alta risoluzione utilizzabili sia per la restituzione fotogrammetrica delle emergenze archeologiche, sia per la foto-interpretazione e le letture globali di ampie aree interessate dalle indagini archeologiche, unitamente al contesto generale. Mentre le elaborazioni 3D sono state finalizzate alla ricostruzione e alla modellazione di materiali archeologici e di complessi monumentali, con finalità di ricerca e divulgative. Molte le scoperte che hanno interessato l’area del grande santuario urbano di Kaulonia, con ex voto del VII, VI e V sec. a.C., armi e ceramiche per le azioni rituali, come elmi, scudi, schinieri, spallacci, spade corte, punte di lancia e di freccia, accanto a innumerevoli resti di sacrifici cruenti e di offerte incruente, anche con tracce evidenti di pasti comunitari seguiti dalla deposizione degli strumenti per la macellazione degli animali e per la consumazione delle carni, insieme a quella del vasellame utilizzato durante i vari riti.
domenica 27 ottobre 2013
venerdì 25 ottobre 2013
domenica 13 ottobre 2013
sabato 12 ottobre 2013
Tesoro dal mare di Gaza ripescato un Apollo di bronzo che divide i palestinesi
Tesoro dal mare di Gaza ripescato un Apollo di bronzo che divide i palestinesi
FABIO SCUTO
GIOVEDÌ, 10 OTTOBRE 2013 LA REPUBBLICA
RAMALLAH
MA NESSUNO può andarsene in giro per la Striscia con una statua del periodo ellenistico nel bagagliaio. Alla statua che è (era) in perfette condizioni, viene mozzato alla bell’è meglio un dito, da poter mostrare a qualche intenditore per farne valutare la purezza e la qualità. I sogni di Mounir si infrangono rapidamente, il dito mostrato in “giro” si rivela di bronzo, la statua ha “soltanto” uno straordinario valore archeologico come molti reperti che affiorano qua e là nella Striscia.
Il suo nome adesso evoca guerre, bombardamenti e sofferenze, ma sotto le sabbie di Gaza ci sono cinquemila anni di storia affascinante. Sulle sue rive hanno marciato egizi, filistei, romani, bizantini e crociati. Alessandro
il Grande assediò la città, l’imperatore Adriano vi soggiornò a lungo. Era il più importante porto romano per il commercio dell’incenso. Riccardo Cuor di Leone la strappò a un sultano ayyubide, poi la conquistarono i mongoli. Ha fatto parte dell’Impero Ottomano, fu attraversata dall’esercito di Napoleone che andava dall’Egitto in Siria, è stata campo di battaglia della seconda Guerra Mondiale. Ovunque si scavi nella Striscia saltano fuori vestigia antiche.
Mounir però con quel dito di metallo mostrato in giro per Gaza ha attirato l’attenzione delle spie di Hamas, sempre ben introdotte in ogni ambiente. In poche ore il pescatore viene arrestato e la statua, che potrebbe risalire al IV secolo a. C., sequestrata. Sarebbe un gran colpo per Hamas poter mostrare al
mondo questa meraviglia dell’arte greca — paragonabile per fattura ai Bronzi di Riace — ma chi ce l’ha per le mani capisce subito che Apollo deve restare un segreto. L’Islam vieta la riproduzione della figura umana nel-l’arte, accetta solo elementi floreali e decorativi nella pittura.
E poi Apollo in conformità allo stile dell’epoca è nudo: impossibile per gli zelanti integralisti mostrarlo in pubblico. La statua deve scomparire, suggerisce qualcuno, meglio venderlo — come moltissime altre antichità — sul mercato nero e mettere i soldi nelle casse disastrate di Hamas, che non è più in grado di pagare gli stipendi ai suoi uomini dopo il blocco dei tunnel del contrabbando con l’Egitto.
La storia dell’Apollo di Gaza entra così, qualche giorno fa, in un’altra dimensione. Fatta di grandi alberghi, collezionisti malati, ambiziosi uomini d’affari, cacciatori di antichità. Perché un noto “mediatore” internazionale è al lavoro per trovare un compratore per Apollo. Stime approssimative parlano di 20-40 milioni di dollari e in corsa ci sarebbe già un importante museo americano.
Spalanca le braccia e guarda con attenzione le foto di Repubblica
Hamdan Taha, il viceministro per la Cultura e le Antichità dell’Autorità nazionale palestinese, nel suo ufficio di Ramallah. «La Striscia è un eldorado per gli archeologi», commenta serio, «ma anche per i tombaroli palestinesi, più di una fortuna è stata possibile grazie alla vendita sul mercato nero di reperti trafugati poi all’estero». La rigira, la foto di Apollo fra le mani: «Vede, se esce dalla Striscia non la prendiamo più, perché la Palestina non è ancora uno Stato e non siamo ammessi nell’Interpol: anche se scoprissimo nelle mani di chi andrà non potremmo mai riaverla indietro». L’unica strada per salvare l’Apollo di Gaza è quella di raccontare la sua storia, far circolare le sue immagini, perché nessuno possa dire: «Non sapevo da dove venisse».
venerdì 27 settembre 2013
lunedì 23 settembre 2013
domenica 22 settembre 2013
martedì 10 settembre 2013
sabato 7 settembre 2013
martedì 20 agosto 2013
domenica 11 agosto 2013
sabato 10 agosto 2013
mercoledì 7 agosto 2013
sabato 27 luglio 2013
mercoledì 17 luglio 2013
domenica 14 luglio 2013
venerdì 12 luglio 2013
mercoledì 10 luglio 2013
domenica 7 luglio 2013
domenica 23 giugno 2013
Histoire militaire des femmes
i flash video non sono più supportati.
Histoire militaire des femmes
/ par Éd. de La Barre Duparcq
Table des matières: TABLE DES CHAPITRES INTRODUCTION. 1 CHAPITRE Ier. Temps primitifs. - Amazones. 5 CHAPITRE II. Femmes militaires de l'Egypte & des premiers royaumes asiatiques. 24 CHAPITRE III. Femmes grecques. 37 CHAPITRE IV. Femmes de la période romaine. 52 CHAPITRE V. Période barbare jusqu'à
lunedì 17 giugno 2013
domenica 16 giugno 2013
venerdì 14 giugno 2013
Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro
articolo completo al seguente link:
Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro:
Sone emerse nuove prove archeologiche e scientifiche che confermano che, ben prima di Cristoforo Colombo, i Romani avessero attraversato l'oceano Atlantico ed avessero raggiunto l'America. Queste nuove scoperte sono raccolte nella terza edizione di 'Quando i Romani andavano in America' - conoscenze scientifiche e scoperte geografiche degli antichi navigatori - (Palombi Editore) scritto dal giornalista e divulgatore scientifico Elio Cadelo e ampliano le ipotesi gia' formulate nella prima edizione del libro. Sono state aggiunte nuove prove che confermano che i Romani erano a conoscenza che al di la' dell'oceano ci fosse un continente e che la navigazione ebbe per Roma Antica un ruolo fondamentale.
(...)
Storia: i romani scoprirono l'America? nuovi indizi in un libro:
Sone emerse nuove prove archeologiche e scientifiche che confermano che, ben prima di Cristoforo Colombo, i Romani avessero attraversato l'oceano Atlantico ed avessero raggiunto l'America. Queste nuove scoperte sono raccolte nella terza edizione di 'Quando i Romani andavano in America' - conoscenze scientifiche e scoperte geografiche degli antichi navigatori - (Palombi Editore) scritto dal giornalista e divulgatore scientifico Elio Cadelo e ampliano le ipotesi gia' formulate nella prima edizione del libro. Sono state aggiunte nuove prove che confermano che i Romani erano a conoscenza che al di la' dell'oceano ci fosse un continente e che la navigazione ebbe per Roma Antica un ruolo fondamentale.
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mercoledì 12 giugno 2013
Illustrations de Traité historique sur les Amazones
[Illustrations de Traité historique sur les Amazones]
/ [Non identifié] ; Pierre Petit, aut. du texte
lunedì 10 giugno 2013
Les amazones et les Scythes
[Les amazones et les Scythes, vaudeville de Radet et Desfontaines : costume de Marie Hervey (Mythilène) / dessiné par Carle]
domenica 9 giugno 2013
Jeu d'armes des Amazones sous les yeux de Minerve
Il gioco guerriero delle Amazoni sotto lo sguardo di Minerve.
Jeu d'armes des Amazones sous les yeux de Minerve. N III n 21 : [estampe] / Lodovico Burnacini inv. del.
Semideorum marinorum amnicorumque sigillariae imagines perelegantes in picturae statuariaeque artis tyronum usum
Semideorum marinorum amnicorumque sigillariae imagines perelegantes in picturae statuariaeque artis tyronum usum / à Philippo Gallaeo delineatae, sculptae et aeditae
venerdì 7 giugno 2013
Malaschi e Millanoa, sacerdotessa di Afrodite messapica
articolo completo al seguente link:
Malaschi e Millanoa, sacerdotessa di Afrodite messapica - Il tacco d'Italia - News dal Salento, quotidiano online d'informazione salentina:
Malaschi è la denominazione catastale del luogo, chiamato dalla popolazione in salentino ‘limmalaka' o ‘limma malaka'. Il nome deriva dal greco limma malakès che vuol dire ‘bacino delle malve'. Ciò tramanda che in epoche antiche lì vi era un bacino di acqua dolce, dimostrabile dalla terra limmatica e fertilissima e dalla pendenza dei canali d'acqua. Per quanto riguarda la malva numerose sono le interviste che tramandano che malaski era il luogo dove si doveva raccogliere la malva per i medicinali.
E' usanza contadina raccogliere le erbe in un determinato luogo e tempo, ciò tramanda riti e miti del posto.
(...)
Malaschi e Millanoa, sacerdotessa di Afrodite messapica - Il tacco d'Italia - News dal Salento, quotidiano online d'informazione salentina:
Malaschi è la denominazione catastale del luogo, chiamato dalla popolazione in salentino ‘limmalaka' o ‘limma malaka'. Il nome deriva dal greco limma malakès che vuol dire ‘bacino delle malve'. Ciò tramanda che in epoche antiche lì vi era un bacino di acqua dolce, dimostrabile dalla terra limmatica e fertilissima e dalla pendenza dei canali d'acqua. Per quanto riguarda la malva numerose sono le interviste che tramandano che malaski era il luogo dove si doveva raccogliere la malva per i medicinali.
E' usanza contadina raccogliere le erbe in un determinato luogo e tempo, ciò tramanda riti e miti del posto.
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domenica 2 giugno 2013
venerdì 31 maggio 2013
sabato 25 maggio 2013
domenica 19 maggio 2013
Anelli alle caviglie e bastoni sulle porte. Le usanze amorose viste da Erodoto
Corriere della Sera
13.4.2013
Anelli alle caviglie e bastoni sulle porte. Le usanze amorose viste da Erodoto
Eva Cantarella
Fu il primo storico greco, Erodoto: il padre della storia. Ma fu anche — possiamo ben dirlo — il primo etnografo occidentale: grande viaggiatore, ed estremamente curioso delle culture diverse dalla sua, Erodoto descrive usi e costumi di popolazioni che, ai greci, dovevano apparire una sorta di rappresentazione del mondo alla rovescia. Soprattutto in materia sessuale: i Massageti, ad esempio, racconta nel descrivere le usanze dei popoli stanziati sulle coste orientali del Mediterraneo, pur essendo monogami usavano promiscuamente le mogli altrui. I Nasamoni, non contenti di vivere in un regime di totale promiscuità, usavano addirittura rendere pubblici i loro rapporti piantando un bastone innanzi alla casa delle donne con le quali si erano uniti. Non meno promiscui gli Agatirsi, gli Ausei e i Macli, i quali, quando un bambino raggiungeva i tre anni, decidevano chi era il padre sulla base della rassomiglianza. Per non parlare dei Gindani, le cui donne mettevano alla caviglia un anello per ogni uomo col quale si accoppiavano, e godevano di un prestigio tanto maggiore quanto più alto era il numero degli anelli. Per i Greci, c'era di che restare sbalorditi. I mondi che Erodoto descriveva erano ispirati a valori radicalmente opposti ai loro: il relativismo culturale non è certo un fenomeno di oggi.
Anelli alle caviglie e bastoni sulle porte. Le usanze amorose viste da Erodoto
Eva Cantarella
Fu il primo storico greco, Erodoto: il padre della storia. Ma fu anche — possiamo ben dirlo — il primo etnografo occidentale: grande viaggiatore, ed estremamente curioso delle culture diverse dalla sua, Erodoto descrive usi e costumi di popolazioni che, ai greci, dovevano apparire una sorta di rappresentazione del mondo alla rovescia. Soprattutto in materia sessuale: i Massageti, ad esempio, racconta nel descrivere le usanze dei popoli stanziati sulle coste orientali del Mediterraneo, pur essendo monogami usavano promiscuamente le mogli altrui. I Nasamoni, non contenti di vivere in un regime di totale promiscuità, usavano addirittura rendere pubblici i loro rapporti piantando un bastone innanzi alla casa delle donne con le quali si erano uniti. Non meno promiscui gli Agatirsi, gli Ausei e i Macli, i quali, quando un bambino raggiungeva i tre anni, decidevano chi era il padre sulla base della rassomiglianza. Per non parlare dei Gindani, le cui donne mettevano alla caviglia un anello per ogni uomo col quale si accoppiavano, e godevano di un prestigio tanto maggiore quanto più alto era il numero degli anelli. Per i Greci, c'era di che restare sbalorditi. I mondi che Erodoto descriveva erano ispirati a valori radicalmente opposti ai loro: il relativismo culturale non è certo un fenomeno di oggi.
giovedì 16 maggio 2013
Griechische Palaeographie
Griechische Palaeographie
Das Buchwesen im Altertum und im byzantinischen Mittelalter
2. Auflage, 1. Band
von V. Gardthausen.
Published 1911 by Veit & Comp. in Leipzig, Germany .
domenica 12 maggio 2013
GLI ARCHEOLOGI ITALIANI SCOPRONO LA PORTA DELL’ADE
GLI ARCHEOLOGI ITALIANI SCOPRONO LA PORTA DELL’ADE
SABATO, 16 MARZO 2013 LA REPUBBLICA - R2-CULTURA
SABATO, 16 MARZO 2013 LA REPUBBLICA - R2-CULTURA
In Turchia
ISTANBUL — Il mistero della Porta dell’Ade di Hierapolis, descritta anche da Cicerone e raccontata da Strabone, che gli archeologi cercavano da oltre mezzo secolo è stato svelato. E a farlo è stato l’archeologo italiano Francesco D’Andria, dell’Università del Salento, che è arrivato fino al mitico Plutonium, come lo chiamavano i romani. La scoperta è avvenuta vicino al Comune di Pamukkale e l’annuncio è stato dato ieri al convegno sugli scavi archeologici italiani in Turchia.
venerdì 10 maggio 2013
“Iside la scandalosa” inaugura la sezione egizia
“Iside la scandalosa” inaugura la sezione egizia
MERCOLEDÌ, 06 MARZO 2013
MERCOLEDÌ, 06 MARZO 2013
LA REPUBBLICA
Napoli
Benevento città d’arte, cultura e mistero. La storia pagana del capoluogo sannita, celebrata attraverso un nuovo spazio artistico e una mostra che si ispira al culto degli dei. “Iside la scandalosa e la magnifica - Viaggio nel mito tra reale e virtuale”, ha battezzato la nuova sezione egizia del museo Arcos di Benevento. Lo spazio espositivo dedicato all’antico Egitto, con testimonianze provenienti dal tempio beneventano dedicato alla dea Iside, è stato presentato dal presidente della provincia di Benevento, Aniello Cimitile, dall’assessore alla Cultura, Maria Felicia Crisci, dalla consulente scientifica del Museo del Sannio, Maria Luisa Nava e dal dirigente del settore cultura della provincia di Benevento, Pierina Martinelli. Si tratta dell’esposizione, in un’intera ala appositamente dedicata, di materiale lapideo proveniente dal tempio beneventano di Iside, uno dei più importanti luoghi di culto del Mezzogiorno, attivo per secoli, fino all’editto di Costantino e all’editto di Tessalonica, dunque, orientativamente, fino al quinto secolo dopo Cristo. Nella relazione della consulente scientifica Maria Luisa Nava è emerso come il tempio del capoluogo sannita consacrato a Iside sia il più ricco tra i luoghi di culto dedicati alla dea e polo archeologico di interesse internazionale. Le statue presenti nel sito culturale provengono direttamente dall’Egitto. La dea Iside fu scandalosa, misteriosa e ammaliante, perché espressione del bene e del male, dell’amore e della determinazione, della perversione e della grandezza di una donna in quel contesto storico. Secondo le intenzioni di Aniello Cimitile, la provincia di Benevento, con questo nuovo spazio, dotato anche di tecnologie innovative 3D, sviluppate da eccellenze locali, quali Spin Vector e Arguzia, valorizzerà uno dei tratti fondamentali della storia religiosa e culturale pagana della città di Benevento. L’amministrazione provinciale sannita, inoltre, con la nuova sezione egizia ha voluto dar vita ad un vero e proprio triangolo magico nel centro cittadino: chiesa di Santa Sofia (patrimonio Unesco) con annesso chiostro, museo del Sannio e “Giardino del Mago” di Riccardo Dalisi; Hortus Conclusus di Mimmo Paladino e, infine, il museo Arcos. Un percorso culturale ricchissimo,
concentrato in poche decine di metri.
(flavia squarcio)
L'épopée homérique expliquée par les monuments
L'épopée homérique expliquée par les monuments / W. Helbig ; traduction française de M. Fl. Trawinski,... ; avec une introduction par M. Maxime Collignon,... -Firmin-Didot et Cie (Paris)-1894
martedì 7 maggio 2013
domenica 5 maggio 2013
martedì 30 aprile 2013
lunedì 29 aprile 2013
Le culte de Priape et ses rapports avec la théologie mystique des anciens
Le culte de Priape et ses rapports avec la théologie mystique des anciens ; suivi d'un Essai sur le culte des pouvoirs générateurs durant le Moyen âge / par Richard Payne Knight ; traduits de l'anglais par E. W. -E. Losfeld (Paris)-
domenica 28 aprile 2013
sabato 27 aprile 2013
mercoledì 24 aprile 2013
Les dieux de l'Égypte
Les dieux de l'Égypte:
Dans une religion sans dogme ni livre canonique, l'existence des dieux nous parvient fragmentée, éclatée en autant de parcelles qu'il existe de « documents » : stèles, papyrus, statues, temples... Cet ouvrage propose au lecteur quelques clefs pour pénétrer dans l'imaginaire des Égyptiens, approcher le monde des dieux de l'Égypte et appréhender cette religion du savoir, qui pendant trois millénaires, a accumulé des connaissances du vrai justifiant des apparences du réel.
In una religione senza dogma o un libro canonico, l'esistenza degli dei viene a noi frammentaria, frammentato in tante parti quante sono i "documenti", papiri, statue, templi ... Questo libro fornisce al lettore alcune chiavi per entrare nella fantasia degli Egiziani, si avvicina al mondo degli dèi d'Egitto e di comprendere la religione della conoscenza, che per tre secoli, ha accumulato conoscenza del vero aspetto che giustifica la realtà.
Dans une religion sans dogme ni livre canonique, l'existence des dieux nous parvient fragmentée, éclatée en autant de parcelles qu'il existe de « documents » : stèles, papyrus, statues, temples... Cet ouvrage propose au lecteur quelques clefs pour pénétrer dans l'imaginaire des Égyptiens, approcher le monde des dieux de l'Égypte et appréhender cette religion du savoir, qui pendant trois millénaires, a accumulé des connaissances du vrai justifiant des apparences du réel.
In una religione senza dogma o un libro canonico, l'esistenza degli dei viene a noi frammentaria, frammentato in tante parti quante sono i "documenti", papiri, statue, templi ... Questo libro fornisce al lettore alcune chiavi per entrare nella fantasia degli Egiziani, si avvicina al mondo degli dèi d'Egitto e di comprendere la religione della conoscenza, che per tre secoli, ha accumulato conoscenza del vero aspetto che giustifica la realtà.
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